Ma non è il mar Rosso questo, e non si tratta di Indiani; sono invece Etiopi, e un uomo greco in Etiopia, e la sua fatica, da lui sopportata volontariamente per amore – ragazzo mio, credo che tu abbia ben sentito parlare di Perseo, l’uomo che, dicono, uccise in Etiopia un mostro marino venuto dall’Atalantico, che assaltava camminando le greggi e gli uomini che erano sulla terraferma.

Mentre il pittore loda tutto ciò e mostra compassione verso Andromeda, per il suo esser stata consegnata al mostro – ecco, la fatica è compiuta, e la bestia giace riversa davanti alla battigia, inondata di fiotti di sangue – quelli che hanno reso rosso quel mare –, mentre Eros libera dai vincoli Andromeda; Eros è dipinto con le ali, come da consuetudine, ma come un giovanotto, a differenza del solito; è dipinto ansimante, non estraneo ai segni della fatica. Perseo aveva infatti levato ad Eros una preghiera prima di entrare in azione, perché fosse presente e volasse contro la bestia ad un tempo con lui; e quello arrivò e prestò ascolto alle richieste del Greco.

La fanciulla è piacevole a vedersi, visto che è di carnagione candida in mezzo agli Etiopi, ma piacevole è anche il suo stesso aspetto: batterebbe una molle Lidia, un’Attica col suo portamento un po’altero, una Spartana fisicamente ben messa. Il suo ornamento viene da quanto fornisce l’occasione presente: ha l’aspetto di chi stenta a credere, gioisce mostrando insieme stupore, guarda Perseo inviandogli un sorriso.

Perseo, poco lontano dalla fanciulla, è disteso su un letto d’erba dolce e odorosa, mentre stilla gocce di sudore sul suolo e tiene la figura della Gorgone da parte, per evitare che la gente, trovandosela davanti, diventi di pietra.

Sono tanti i pastori che offrono latte e un sorso di vino: Etiopi piacevoli nell’esoticità della loro carnagione, con un sorriso altezzoso, manifestamente contenti e, per la maggior parte, uguali gli uni agli altri.

Perseo gradisce anche questo e, appoggiandosi sul gomito sinistro, solleva il petto gonfio per il suo ansare, con lo sguardo alla fanciulla, e abbandona al vento il suo mantello, che è rosso ed è stato raggiunto da gocce di sangue e da quanto la bestia gli ha alitato addosso nella battaglia.

A confronto con la spalla di Perseo, tanti saluti ai Pelopidi: bello e fumante di sangue, gli si staglia addosso la traccia della fatica e si gonfiano leggermente le vene, ciò che succede quando il fiato si fa più grosso. Anche dalla ragazza ottiene molto.