Plutarco, Coniugalia praecepta 140a
 

La moglie non deve farsi amici tutti per sé, ma avere quelli del marito come se fossero comuni a entrambi; e sono gli deî i primi e più importanti amici. Per questa ragione è giusto che la donna veneri e riconosca i soli e riconosca i soli deî ai quali va la fede del marito, e che tenga la porta di casa chiusa a riti sofisticati e superstizioni peregrine: non c’è un solo dio che si compiaccia di sacrifici compiuti da una donna furtivamente e all’insaputa di tutti.

Platone afferma che felice e beata è quella città nella quale si senta pronunciare pochissimo il “mio, non mio”, perché di tutte le cose importanti i cittadini fanno un uso il più possibile comune; a maggior ragione si deve far sparire questa parte del vocabolario dal matrimonio. Senonché, così come i medici sostengono che i colpi che interessano il lato sinistro del corpo fanno venire in superficie il proprio effetto sensibile nella parte destra, è bene che la moglie condivida le sensazioni del marito e questi quelle della moglie; questo perché grazie ad entrambi resti intatto il vincolo coniugale, in virtù del fatto che l’uno garantisce all’altra l’affetto secondo una precisa corrispondenza, così come fanno i legacci che si rafforzano, con l’alternarsi, l’uno attraverso l’altro. La natura, infatti, ci congiunge attraverso i corpi per rendere l’essere generato comune a entrambi i genitori, prendendo una parte da ciascuno e fondendole insieme, in modo che nessuno dei due possa determinare o distinguere in esso ciò che gli appartiene e ciò che è dell’altro.

Si addice particolarmente agli sposi una simile condovisione anche a riguardo dei beni materiali: sarebbe a dire, versare ogni possesso in un patrimonio comune, confondere tutto, e poi non pensare di una parte che sia propria, e dell’altra che sia possesso altrui, ma che tuttosia proprio e nulla appartenga ad altri. Come chiamiamo vino quella certa mistura, anche se composta per la maggior parte di acqua, così bisogna dire che il patrimonio e le risorse finanziarie sono del marito, anche nel caso in cui sia la moglie a dare il contributo maggiore.

Elena smaniava per la ricchezza, Paride per il piacere dei sensi; Odisseo era saggio e Penelope morigerata. Per questa ragione le nozze di questi ultimi furono beate e invidiabili, mentre quelle degli altri due procurarono ai Greci un’Iliade di mali.