Il corpo e l’anima devono essere proporzionati fra loro
πᾶν δὴ τὸ ἀγαθὸν καλόν, τὸ δὲ καλὸν οὐκ ἄμετρον· καὶ ζῷον οὖν τὸ τοιοῦτον ἐσόμενον σύμμετρον θετέον. συμμετριῶν δὲ τὰ μὲν σμικρὰ διαισθανόμενοι συλλογιζόμεθα, τὰ δὲ κυριώτατα καὶ μέγιστα ἀλογίστως ἔχομεν. πρὸς γὰρ ὑγιείας καὶ νόσους ἀρετάς τε καὶ κακίας οὐδεμία συμμετρία καὶ ἀμετρία μείζων ἢ ψυχῆς αὐτῆς πρὸς σῶμα αὐτό· ὧν οὐδὲν σκοποῦμεν οὐδ’ ἐννοοῦμεν, ὅτι ψυχὴν ἰσχυρὰν καὶ πάντῃ μεγάλην ἀσθενέστερον καὶ ἔλαττον εἶδος ὅταν ὀχῇ, καὶ ὅταν αὖ τοὐναντίον συμπαγῆτον τούτω, οὐ καλὸν ὅλον τὸ ζῷον – ἀσύμμετρον γὰρ ταῖς μεγίσταις συμμετρίαις – τὸ δὲ ἐναντίως ἔχον πάντων θεαμάτων τῷ δυναμένῳ καθορᾶν κάλλιστον καὶ ἐρασμιώτατον. οἷον οὖν ὑπερσκελὲς ἢ καί τινα ἑτέραν ὑπέρεξιν ἄμετρον ἑαυτῷ τι σῶμα ὂν ἅμα μὲν αἰσχρόν, ἅμα δ’ ἐν τῇ κοινωνίᾳ τῶν πόνων πολλοὺς μὲν κόπους, πολλὰ δὲ σπάσματα καὶ διὰ τὴν παραφορότητα πτώματα παρέχον μυρίων κακῶν αἴτιον ἑαυτῷ, ταὐτὸν δὴ διανοητέον καὶ περὶ τοῦ συναμφοτέρου, ζῷον ὃ καλοῦμεν, ὡς ὅταν τε ἐν αὐτῷ ψυχὴ κρείττων οὖσα σώματος περιθύμως ἴσχῃ, διασείουσα πᾶν αὐτὸ ἔνδοθεν νόσων ἐμπίμπλησι, καὶ ὅταν εἴς τινας μαθήσεις καὶ ζητήσεις συντόνως ἴῃ, κατατήκει, διδαχάς τ’ αὖ καὶ μάχας ἐν λόγοις ποιουμένη δημοσίᾳ καὶ ἰδίᾳ δι’ ἐρίδων καὶ φιλονικίας γιγνομένων διάπυρον αὐτὸ ποιοῦσα σαλεύει, καὶ ῥεύματα ἐπάγουσα, τῶν λεγομένων ἰατρῶν ἀπατῶσα τοὺς πλείστους, τἀναίτια αἰτιᾶσθαι ποιεῖ· σῶμά τε ὅταν αὖ μέγα καὶ ὑπέρψυχον σμικρᾷ συμφυὲς ἀσθενεῖ τε διανοίᾳ γένηται, διττῶν ἐπιθυμιῶν οὐσῶν φύσει κατ’ ἀνθρώπους, διὰ σῶμα μὲν τροφῆς, διὰ δὲ τὸ θειότατον τῶν ἐν ἡμῖν φρονήσεως, αἱ τοῦ κρείττονος κινήσεις κρατοῦσαι καὶ τὸ μὲν σφέτερον αὔξουσαι, τὸ δὲ τῆς ψυχῆς κωφὸν καὶ δυσμαθὲς ἀμνῆμόν τε ποιοῦσαι, τὴν μεγίστην νόσον ἀμαθίαν ἐναπεργάζονται. μία δὴ σωτηρία πρὸς ἄμφω, μήτε τὴν ψυχὴν ἄνευ σώματος κινεῖν μήτε σῶμα ἄνευ ψυχῆς, ἵνα ἀμυνομένω γίγνησθον ἰσορρόπω καὶ ὑγιῆ. τὸν δὴ μαθηματικὸν ἤ τινα ἄλλην σφόδρα μελέτην διανοίᾳ κατεργαζόμενον καὶ τὴν τοῦ σώματος ἀποδοτέον κίνησιν, γυμναστικῇ προσομιλοῦντα, τόν τε αὖ σῶμα ἐπιμελῶς πλάττοντα τὰς τῆς ψυχῆς ἀνταποδοτέον κινήσεις, μουσικῇ καὶ πάσῃ φιλοσοφίᾳ προσχρώμενον, εἰ μέλλει δικαίως τις ἅμα μὲν καλός, ἅμα δὲ ἀγαθὸς ὀρθῶς κεκλῆσθαι.
2012 IV anno
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Tutto ciò che è buono certo è bello, ma ciò che è bello non è privo di proporzione. Anche un essere vivente che sarà tale dunque dovrà essere considerato proporzionato. Fra le proporzioni però quelle piccole, cogliendole, le quantifichiamo; quelle più grandi e importanti non siamo in grado di misurarle. Infatti rispetto a buone condizioni di salute e malattie, virtù e vizi, nessuna proporzione e mancanza di proporzioni è più grande che quella dell’anima stessa rispetto al corpo stesso. Di queste proporzioni noi non scorgiamo nulla né capiamo che, qualora un aspetto assai debole e dappoco trasporti un’anima vigorosa e in ogni aspetto grande, oppure qualora i due elementi siano connessi in modo diametralmente opposto, l’essere vivente non è bello nel suo insieme – infatti è privo di proporzione nelle massime proporzioni – ; esso invece, se è nella situazione diametralmente opposta (cioè di equilibrio fra mente e corpo), risulta, per chi possa esaminarlo, il più bello e gradevole fra tutte le cose mirabili.
Come dunque un qualche corpo con le gambe troppo lunghe, o che sia rispetto a sé sproporzionato per qualche altra crescita eccessiva, allo stesso tempo sia è brutto a vedersi sia si procura nello sforzo comune (degli arti) molti colpi, molti stiramenti e cadute a causa dell’andatura barcollante, ed è causa per se stesso di molti mali, così allora bisogna ritenere la medesima cosa anche riguardo l’unione di anima e corpo, ciò che definiamo essere vivente: che, qualora in esso l’anima, essendo prevalente sul del corpo, sia adirata, scuotendolo tutto dall’interno, lo riempie di malattie; e, qualora si accosti con impegno ad alcuni studi e ricerche, lo consuma; e ancora, facendo insegnamenti e battaglie nei discorsi, pubblicamente e in privato, rendendo il corpo ardente per le contese e il desiderio di vittoria che si producono, l’anima lo mette in agitazione e, disturbandone gli umori, ingannando la maggioranza dei cosiddetti medici fa loro incolpare ciò che non ha alcuna colpa.
Qualora poi un corpo grande e superiore all’anima divenga attaccato ad un piccolo e debole intelletto, poiché negli uomini per natura le pulsioni sono di due tipi – tramite il corpo al nutrimento, mentre tramite ciò che in noi è più vicino al divino alla riflessione – le sollecitazioni della parte più forte, che prevalgono, accrescendo la parte del corpo e rendendo invece la parte dell’anima ottusa, lenta ad apprendere e smemorata, producono la più grande malattia: l’ignoranza.
Una sola è dunque la salvezza rispetto a entrambi: non stimolare l’anima senza il corpo né il corpo senza l’anima, affinché i due, difendendosi (uno dall’altra), divengano equilibrati e sani. Chi studia dunque o colui che si applichi intensamente ad una qualche altra attività con l’intelletto deve concedere in cambio anche l’esercizio del corpo, praticando la ginnastica; colui invece che modelli con cura il corpo deve al contrario concedere in cambio gli esercizi dell’anima, servendosi della musica e di tutta la filosofia, se vuole allo stesso tempo sia essere detto giustamente bello sia correttamente buono.
(Platone, Timeo, 87c-88c)
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Il passo qui riprodotto proviene dal Timeo di Platone. A quale tetralogia di opere platoniche appartiene il Timeo?
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2. Domanda
Il Timeo di Platone, nei progetti dell’autore, avrebbe dovuto costituire il primo di una trilogia di dialoghi rimasta poi incompiuta. Oltre al Crizia, quale altro dialogo avrebbe dovuto fare parte di questa trilogia?
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Domanda 3 of 12
3. Domanda
Il termine μαθηματικός è usato dal parlante (Timeo) nel testo della versione secondo l’uso tipico di quale filosofo preplatonico?
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4. Domanda
Nella versione compare la forma verbale coniugata συμπαγῆτον. Si tratta di un?
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5. Domanda
Nella frase οἷον οὖν ὑπερσκελὲς ἢ καί τινα ἑτέραν ὑπέρεξιν ἄμετρον ἑαυτῷ τι σῶμα ὂν ἅμα μὲν αἰσχρόν, che funzione ha ὂν?
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Domanda 6 of 12
6. Domanda
Nella frase οἷον οὖν ὑπερσκελὲς ἢ καί τινα ἑτέραν ὑπέρεξιν ἄμετρον ἑαυτῷ τι σῶμα ὂν ἅμα μὲν αἰσχρόν, che funzione ha τινα ἑτέραν ὑπέρεξιν?
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7. Domanda
Nella versione è presente la forma ἴῃ. Di cosa si tratta?
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8. Domanda
Nella frase: διδαχάς τ’ αὖ καὶ μάχας ἐν λόγοις ποιουμένη (scil. ἡ ψυχὴ) δημοσίᾳ καὶ ἰδίᾳ, Platone fa riferimento a diversi tipi di oratoria. Tenendo presente il passo qui riportato, quale delle seguenti affermazioni è vera?
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Domanda 9 of 12
9. Domanda
Nella frase συμμετριῶν δὲ τὰ μὲν σμικρὰ διαισθανόμενοι συλλογιζόμεθα, τὰ δὲ κυριώτατα καὶ μέγιστα ἀλογίστως ἔχομεν il termine ἀλογίστως fa riferimento all’impossibilità di?
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Domanda 10 of 12
10. Domanda
Nella frase διττῶν ἐπιθυμιῶν οὐσῶν φύσει κατ’ ἀνθρώπους, διὰ σῶμα μὲν τροφῆς, διὰ δὲ τὸ θειότατον τῶν ἐν ἡμῖν φρονήσεως, da cosa è retto il genitivo φρονήσεως?
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Domanda 11 of 12
11. Domanda
La frase: τῶν λεγομένων ἰατρῶν ἀπατῶσα (scil. ἡ ψυχὴ) τοὺς πλείστους, τἀναίτια αἰτιᾶσθαι ποιεῖ, è indicativa di un disprezzo dell’autore nei confronti dei medici suoi contemporanei che compare abbastanza di frequente nell’opera platonica. In quale altra opera Platone invece, definendo la medicina una techne, la distingue dalla gastronomia, semplice pratica?
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Domanda 12 of 12
12. Domanda
Nella frase: διάπυρον αὐτὸ (scil. τὸ σῶμα) ποιοῦσα (scil. ἡ ψυχὴ) σαλεύει, la maggioranza dei testimoni manoscritti (A F Y) preservano la lezione λύει al posto di σαλεύει (P; marg. in A). Ciononostante, la maggioranza degli editori stampa σαλεύει. Questo avviene in parte perché σαλεύει risulta più adatto al contesto, ma soprattutto perché si tratta di un caso evidente di:
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