Cerco anche questa spiegazione: per quale motivo, se il dio ci offre queste visioni al fine di farci prevedere il futuro, non ce le offra mentre siamo svegli piuttosto che mentre dormiamo. Sia che infatti un impulso esterno colpisca da fuori l’animo di chi dorme, sia che l’animo stesso si solleciti da sé, sia che esista un altro motivo per cui ci sembri di vedere, sentire, fare qualcosa durante il sonno, lo stesso motivo poteva valere mentre si era svegli; e se fossero gli dèi a farlo per noi durante il sonno, farebbero lo stesso mentre siamo svegli, dal momento che Crisippo, confutando gli Accademici, afferma che sono molto più evidenti e certe le cose che vede chi è sveglio rispetto a quelle che vede chi sogna. Sarebbe certo stato più degno della divina provvidenza, prendendosi cura di noi, offrire visioni più chiare a chi è sveglio piuttosto che visioni più oscure nel sonno. Ma dal momento che questo non accade, i sogni non vanno considerati opera divina. Che bisogno c’è infatti dei raggiri e degli arzigogoli dei sogni, tanto che bisogna ricorrere agli interpreti, anziché fare in modo che il dio, se si prendeva cura di noi, ci dicesse chiaramente “Fa’ questo, non fare quest’altro” e ci consegnasse questa visione da svegli piuttosto che addormentati?

Ma chi oserebbe dire che tutti i sogni sono veri? “Alcuni sogni sono veri,” dice Ennio, “non necessariamente tutti”. Che distinzione è mai questa? Quali giudica veri, quali falsi? E se quelli veri sono inviati dal dio, quelli falsi da dove nascono? Se infatti anche quelli sono opera divina, che cosa è più incostante del dio? Che cosa sarebbe più stolto che agitare le menti dei mortali attraverso visioni false e menzognere? Se invece le visioni vere sono opera divina, mentre quelle false e vuote sono opera dell’uomo, che cosa è mai questo arbitrio di competenze per cui una cosa l’ha fatta il dio, l’altra la natura, anziché o tutto il dio – ciò che negate – o tutto la natura? Ma poiché negate quell’ipotesi dovete necessariamente accogliere quest’altra. E definisco natura quella per la quale l’animo non può mai, fermandosi, essere privo di agitazione e di movimento. Esso non è in grado, se il corpo è senza forze, di utilizzare né le membra né i sensi; incorre in visioni differenti e incerte dai ‘resti impressi’, come dice Aristotele, di quelle cose che da sveglio ha fatto o pensato; e dalla loro confusione ogni tanto sorgono straordinarie apparenze di sogni; e se alcune sono false, altre vere, mi piacerebbe davvero sapere attraverso quale segno si distinguano. Se non ne esiste alcuno, perché dovremmo stare ad ascoltare questi interpreti? Se invece esiste, desidero ardentemente ascoltare quale sia; ma esiteranno.