L’EDUCAZIONE DEI FIGLI TRA PASSATO E PRESENTE

Infatti in passato ogni figlio nato da una madre casta non veniva allevato nella stanzetta di una schiava prezzolata, ma nel grembo e tra le braccia della madre, il cui primo motivo di vanto era vigilare sulla casa e prendersi cura dei figli. Poi veniva scelta una qualche parente più anziana, ai cui noti e approvati costumi venisse affidata tutta la prole di una medesima famiglia, davanti alla quale non era lecito dire ciò che sembrasse ignobile a dirsi né fare ciò che sembrasse vergognoso a farsi. Ed ella regolava con una certa aria di integrità e di verecondia non soltanto gli studi e le occupazioni, ma anche gli svaghi e i giochi dei fanciulli. Sappiamo che in questo modo Cornelia si occupò dell’educazione dei Gracchi, Aurelia di quella di Cesare e Azia di quella di Augusto e che allevarono i loro figli come personaggi di primo piano. E questa rigorosa educazione aveva come scopo che la natura di ciascuno, schietta e integra e non deviata da alcuna cattiva qualità, si dedicasse subito con tutto l’animo alle arti liberali e, sia che propendesse all’attività militare o alla dottrina del diritto o alla pratica dell’eloquenza, si dedicasse a quell’unico scopo, lo assorbisse in ogni sua parte.

Ora al contrario il figlio appena nato viene affidato a una qualche ancella Greca, alla quale si aggiungono uno o due fra tutti gli schiavi, per lo più del tutto spregevoli e inadatti a un qualunque incarico serio. Gli animi ancora acerbi e inesperti vengono impregnati immediatamente dalle chiacchiere e dalle sciocchezze di costoro; e nessuno in tutta la casa si preoccupa di cosa dica o faccia di fronte al padrone ancora bambino. Anzi gli stessi genitori non abituano i piccoli all’onestà né alla moderazione, ma all’insolenza e alla mordacità, e attraverso di esse a poco a poco si insinuano la sfrontatezza e il disprezzo di sé e degli altri. Ma ormai mi sembra che i vizi propri e peculiari di questa città siano concepiti quasi nel grembo materno, la simpatia per gli attori e la passione per gladiatori e cavalli: e uno spirito preso e posseduto da queste occupazioni quanto piccolo spazio lascia alle arti liberali? Quanti pochi ne troverai che parlino di qualcos’altro in casa? Di che altro ascoltiamo parlare i ragazzini, se talvolta entriamo nelle sale di declamazione? Neppure i maestri parlano più spesso di altro coi loro uditori; infatti si procurano i loro allievi non con la durezza della disciplina né col dal prova del proprio ingegno, ma corteggiandoli con le visite di cortesia e le lusinghe dell’adulazione.