Storia ed epigrafia dell’Esquilino

Il colle Esquilino, area compresa tra città e suburbio che conobbe nel tempo diverse fasi e funzioni, dopo la proclamazione...

Il colle Esquilino, area compresa tra città e suburbio che conobbe nel tempo diverse fasi e funzioni, dopo la proclamazione di Roma capitale d’Italia fu interessato da una febbrile attività edilizia volta a trasformarlo in quartiere residenziale. Gli interventi, poco accurati dal punto di vista archeologico e l’incompletezza dei resoconti di scavo, hanno ostacolato la comprensione di questo settore urbano multifunzionale e stratificato, che il progetto intende analizzare per ricostruirne le dinamiche di occupazione e sviluppo tra il I sec. a.C. e la tarda antichità.

 

La ricostruzione degli interventi di sterro e di scavo nell’area si avvale della consultazione del Sistema Informativo Territoriale Archeologico, del riordino della documentazione di scavo inedita conservata nei principali archivi della città, dello spoglio sistematico dei Giornali di Scavo, Rapporti di Zona e Registri dei Trovamenti. Sono inoltre analizzati gli schizzi e i disegni di scavo e la documentazione fotografica, realizzata sin dalle indagini ottocentesche, tra cui la raccolta degli scatti eseguiti da J.H. Parker e custoditi presso l’Archivio fotografico della British School at Rome.
Lo studio delle emergenze archeologiche, epigrafiche e topografiche del settore orientale del colle, noto in antico come ad Spem Veterem per la presenza di un sacello risalente al V sec. a.C., mira alla comprensione di questo settore della città, caratterizzato dalla biforcazione della via Labicana-Prenestina, dalla tomba del fornaio Eurisace, da lussuosi giardini acquisiti dalla gens degli Statili Tauri, prima di essere inserita all’interno delle Mura aureliane. Si trattava di un’area multifunzionale, caratterizzata dal passaggio di assi stradali e acquedotti, ma anche da sepolture private e da ville e giardini di importanti famiglie. L’analisi delle fonti letterarie ed epigrafiche permette di definire attraverso i secoli i confini tra proprietà pubbliche e private e la nascita e lo sviluppo della necropoli di Porta Maggiore, portata in luce dagli sterri del 1871. A questa necropoli sono pertinenti numerose iscrizioni oggi custodite presso il Museo Nazionale Romano, che permettono di ricostruire le trasformazioni di un paesaggio sepolcrale dell’antico suburbio romano, con le relative problematiche storico-sociali ed economiche, tra la tarda Repubblica e la tarda età imperiale.

Coordinatori scientifici: Gianfranco Adornato, Andrea Giardina

Collaboratori: Francesca D’Andrea