Εἰ δέ εἰσιν ὕπνοι προφῆται, καὶ τὰ ὄναρ θεάματα τοῖς ἀνθρώποις ὀρέγουσι τῶν ὕπαρ ἐσομένων αἰνίγματα, σοφοὶ μὲν ἂν εἶεν, σαφεῖς δὲ οὐκ ἂν εἶεν, ἢ σοφὸν αὐτῶν καὶ τὸ μὴ σαφές·
κρύψαντες γὰρ ἔχουσι θεοὶ βίον ἀνθρώποισιν.
ἀπόνως μέν γε τῶν μεγίστων τυγχάνειν θεῖόν ἐστιν ἀγαθόν· ἀνθρώποις δὲ οὐκ ἄρα ἀρετῆς μόνον, ἀλλὰ καὶ πάντων καλῶν
ἱδρῶτα θεοὶ προπάροιθεν ἔθηκαν·
μαντεία δὲ ἀγαθῶν ἂν εἴη τὸ μέγιστον· τῷ μὲν γὰρ εἰδέναι, καὶ ὅλως τῷ γνωστικῷ τῆς δυνάμεως, θεός τε ἀνθρώπου καὶ ἄνθρωπος διαφέρει θηρίου. ἀλλὰ θεῷ μὲν εἰς τὸ γινώσκειν ἡ φύσις ἀρκεῖ· ἀπὸ δὲ μαντείας ἀνθρώπῳ πολλαπλάσιον παραγίνεται τοῦ τῇ κοινῇ φύσει προσήκοντος. ὁ γὰρ πολὺς τὸ παρὸν μόνον οἶδε, περὶ δὲ τοῦ μήπω γενομένου στοχάζεται· ὁ δὲ Κάλχας εἷς ἄρα ἐν ἐκκλησίᾳ τῶν Πανελλήνων μόνος ἠπίστατο,
τά τ´ ἐόντα, τά τ´ ἐσσόμενα, πρό τ´ ἐόντα,
καὶ Ὁμήρῳ δὲ ἄρα διὰ τοῦτο τῆς τοῦ Διὸς γνώμης ἐξῆπται τὰ τῶν θεῶν πράγματα, ὅτι
πρότερος γεγόνει καὶ πλείονα οἶδεν,
αὐτῷ δήπου τῷ πρεσβύτερος εἶναι. καὶ γὰρ τὴν ἡλικίαν εἰς τοῦτο οἶμαι συντείνειν τοῖς ἔπεσιν, ὅτι συμβαίνει διὰ τὸν χρόνον πλείω γινώσκειν, ἐπεὶ τὸ γινώσκειν ἦν ἄρα τὸ τιμιώτατον. εἰ δέ τις ὑφ´ ἑτέρων ἐπῶν ἀναπείθεται τὴν ἡγεμονίαν τοῦ Διὸς χειρῶν ἰσχὺν εἶναι λογίζεσθαι, ὅτι, φησί,
βίῃ δ´ ὅγε φέρτερος ἦεν,
οὗτος φορτικῶς ὡμίλησε τῇ ποιήσει, καὶ ἀνήκοός ἐστι τῆς κατ´ αὐτὴν φιλοσοφίας, τοὺς θεοὺς οὐδὲν ἄλλο ἢ νοῦς λεγούσης. ταύτῃ τοι προσπερονᾷ πάλιν τῷ κατ´ ἀλκὴν περιεῖναι, τὸ καὶ γενεῇ πρότερος, τὸν Δία νοῦν λέγων ἀρχεγονώτερον· νοῦ δὲ ἰσχὺς τί ἂν ἄλλο ἢ φρόνησις εἴη; καὶ ὅστις οὖν θεὸς ὢν ἄρχειν ἀξιοῦται θεῶν, νοῦς ὤν, σοφίας περιουσίᾳ κρατεῖ, ὥστε καὶ τὸ βίῃ δ´ ὅγε φέρτερος εἰς ταὐτὸ ἡμῖν τῷ πλείονα οἶδεν ἀνακάμπτει καὶ περιίσταται. διὰ τοῦτο καὶ ὁ σοφὸς οἰκεῖος θεῷ, ὅτι πειρᾶται σύνεγγυς εἶναι τῇ γνώσει, καὶ πραγματεύεται περὶ νόησιν, ᾗ τὸ θεῖον οὐσίωται.
2011 IV anno
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Sogni e conoscenza umana
Sinesio di Cirene, Sui sogni (proemio)
Se esistono sonni profetici e le visioni del sogno prestano agli uomini rappresentazioni enigmatiche di ciò che avverrà loro da svegli, saranno sonni saggi, ma non chiari; oppure, sarà saggio in loro anche quanto non è chiaro:
tengono infatti gli dei celata la vita agli umani
Ora, ottenere i vantaggi più grandi senza fatica è fortuna divina; a quanto pare, però, non è solo davanti alla virtù, ma a tutti i beni che
han posto gli dei il sudore
e si può dire che la divinazione sia il più grande dei beni; è infatti per il sapere, e in generale per quella parte delle sue capacità che è atta alla conoscenza, che il dio si distingue dall’uomo e quest’ultimo dalla bestia. Al dio, però, la natura è bastevole per conoscere; grazie alla divinazione, invece, l’uomo invece lo ottiene in misura molteplice rispetto a quella che, come comune possesso della specie, è insita in lui. La maggior parte delle persone non conosce che il presente e, su quanto non è ancora avvenuto, fa delle congetture; Calcante, invece, solo nel consesso dei Panelleni, sapeva:
ciò che è, che sarà, ch’è stato in passato
e Omero fa dipendere le vicende degli dei dalla decisione di Zeus perché egli
è nato per primo e più cose conosce
evidentemente, per il fatto stesso di esser più anziano. Credo infatti che, per questi versi, la menzione dell’età alluda al fatto che egli, per via del tempo passato, sa più cose; sì, perché era la conoscenza il possesso più venerabile. Se invece qualcuno, spinto dalla lettura di altri versi, si lascia persuadere a far conto che il dominio di Zeus sia una forza fisica, perché, a quanto dice,
egli era in vigore più grande
costui si è avvicinato in maniera rozza alla poesia, e non ha prestato orecchio alla filosofia che è in essa, filosofia per le cui asserzioni gli dei non sono che menti. È secondo questa prospettiva che aggancia al fatto di essere superiore agli altri in potenza quell’”e nato primo”, parlando di Zeus come mente primordiale. E cos’altro può essere la forza della mente se non la saggezza? E colui che, essendo un dio, viene ammesso a governare sugli dei, essendo una mente, domina in quanto prevale nel possesso di sapienza.
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1. Domanda
La forma verbale ἐξῆπται è un
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2. Domanda
Il verso κρύψαντες γὰρ ἔχουσι θεοὶ βίον ἀνθρώποισιν, celebre e proverbiale, proviene da un’opera di
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Domanda 3 of 15
3. Domanda
ὁ δὲ Κάλχας εἷς ἄρα ἐν ἐκκλησίᾳ τῶν Πανελλήνων…
In questa frase è usata l’espressione Panelleni, che ci è familiare per derivati vivi anche nelle lingue moderne. Essa era già omerica?
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Domanda 4 of 15
4. Domanda
Nel verso κρύψαντες γὰρ ἔχουσι θεοὶ βίον ἀνθρώποισιν la parola βίον si riferiva propriamente a:
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5. Domanda
Il verso τά τ´ ἐόντα, τά τ´ ἐσσόμενα, πρό τ´ ἐόντα, riferito a Calcante, è tratto:
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6. Domanda
In base alle conoscenze in tuo possesso, il testo proposto potrebbe essere stato scritto da:
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7. Domanda
Il testo proposto si conclude con un’interpretazione allegorica della figura di Zeus nei poemi omerici, in base alla quale si vede in Zeus il simbolo dell’intelligenza razionale del cosmo. Questo procedimento, introdotto già in epoca arcaica da autori come Teagene di Reggio, fu caratteristico della scuola filologica:
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8. Domanda
ἀπόνως μέν γε τῶν μεγίστων τυγχάνειν θεῖόν ἐστιν ἀγαθόν
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Domanda 9 of 15
9. Domanda
Nella frase
ἀνθρώποις δὲ οὐκ ἄρα ἀρετῆς μόνον, ἀλλὰ καὶ πάντων καλῶν
ἱδρῶτα θεοὶ προπάροιθεν ἔθηκαν·
i genitivi ἀρετῆς e πάντων καλῶν
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10. Domanda
Nella frase ὁ γὰρ πολὺς τὸ παρὸν μόνον οἶδε l’aggettivo sostantivato ὁ πολὺς è un singolare collettivo
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11. Domanda
ἀπὸ δὲ μαντείας ἀνθρώπῳ πολλαπλάσιον παραγίνεται τοῦ τῇ κοινῇ φύσει προσήκοντος
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12. Domanda
Il verbo ἠπίστατο è al tempo
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13. Domanda
καὶ Ὁμήρῳ δὲ ἄρα διὰ τοῦτο τῆς τοῦ Διὸς γνώμης ἐξῆπται τὰ τῶν θεῶν πράγματα
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Domanda 14 of 15
14. Domanda
Nella frase καὶ Ὁμήρῳ δὲ ἄρα διὰ τοῦτο τῆς τοῦ Διὸς γνώμης ἐξῆπται τὰ τῶν θεῶν πράγματα il dativo Ὁμήρῳ esprime un complemento
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15. Domanda
εἰ δέ τις ὑφ´ ἑτέρων ἐπῶν ἀναπείθεται τὴν ἡγεμονίαν τοῦ Διὸς χειρῶν ἰσχὺν εἶναι λογίζεσθαι
È corretta per questa frase la traduzione che segue?
Se qualcuno si lascia persuadere da altri versi a considerare la supremazia di Zeus una forza fisica
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