Dialogo tra un filosofo greco e un saggio indiano
θεραπεύσαντες οὖν τὰ πολλὰ τῶν ἱερῶν ἀνεπαύοντο ἐν τοῖς θάκοις, ὁ δὲ Ἰάρχας πρὸς τὸ μειράκιον “ἔκφερε” εἶπε “τῷ σοφῷ Ἀπολλωνίῳ τὸν Φραώτου θρόνον, ἵν’ ἐπ’ αὐτοῦ διαλέγοιτο.” ὡς δὲ ἐκάθισεν “ἐρώτα,” ἔφη “ὅ τι βούλει, παρ’ ἄνδρας γὰρ ἥκεις πάντα εἰδότας.” ἤρετο οὖν ὁ Ἀπολλώνιος, εἰ καὶ αὑτοὺς ἴσασιν, οἰόμενος αὐτόν, ὥσπερ Ἕλληνες, χαλεπὸν ἡγεῖσθαι τὸ ἑαυτὸν γνῶναι, ὁ δὲ ἐπιστρέψας παρὰ τὴν τοῦ Ἀπολλωνίου δόξαν “ἡμεῖς” ἔφη “πάντα γιγνώσκομεν, ἐπειδὴ πρώτους ἑαυτοὺς γιγνώσκομεν, οὐ γὰρ ἂν προσέλθοι τις ἡμῶν τῇ φιλοσοφίᾳ ταύτῃ μὴ πρῶτον εἰδὼς ἑαυτόν.” ὁ δὲ Ἀπολλώνιος ἀναμνησθεὶς ὧν τοῦ Φραώτου ἤκουσε καὶ ὅπως ὁ φιλοσοφήσειν μέλλων ἑαυτὸν βασανίσας ἐπιχειρεῖ, τούτῳ ξυνεχώρησε τῷ λόγῳ, τουτὶ γὰρ καὶ περὶ ἑαυτοῦ ἐπέπειστο. πάλιν οὖν ἤρετο, τίνας αὑτοὺς ἡγοῖντο, ὁ δὲ “θεοὺς” εἶπεν, ἐπερομένου δὲ αὐτοῦ, διὰ τί, “ὅτι” ἔφη “ἀγαθοί ἐσμεν ἄνθρωποι.” τοῦτο τῷ Ἀπολλωνίῳ τοσαύτης ἔδοξεν εὐπαιδευσίας εἶναι μεστόν, ὡς εἰπεῖν αὐτὸ καὶ πρὸς Δομετιανὸν ὕστερον ἐν τοῖς ὑπὲρ ἑαυτοῦ λόγοις. ἀναλαβὼν οὖν τὴν ἐρώτησιν “περὶ ψυχῆς δὲ” εἶπε “πῶς φρονεῖτε;” “ὥς γε” εἶπε “Πυθαγόρας μὲν ὑμῖν, ἡμεῖς δὲ Αἰγυπτίοις παρεδώκαμεν.” “εἴποις ἂν οὖν,” ἔφη “καθάπερ ὁ Πυθαγόρας Εὔφορβον ἑαυτὸν ἀπέφηνεν, ὅτι καὶ σύ, πρὶν ἐς τοῦθ’ ἥκειν τὸ σῶμα, Τρώων τις ἢ Ἀχαιῶν ἦσθα ἢ ὁ δεῖνα;” ὁ δὲ Ἰνδὸς “Τροία μὲν ἀπώλετο” εἶπεν “ὑπὸ τῶν πλευσάντων Ἀχαιῶν τότε, ὑμᾶς δὲ ἀπολωλέκασιν οἱ ἐπ’ αὐτῇ λόγοι· μόνους γὰρ ἄνδρας ἡγούμενοι τοὺς ἐς Τροίαν στρατεύσαντας ἀμελεῖτε πλειόνων τε καὶ θειοτέρων ἀνδρῶν, οὓς ἥ τε ὑμετέρα γῆ καὶ ἡ Αἰγυπτίων καὶ ἡ Ἰνδῶν ἤνεγκεν. ἐπεὶ τοίνυν ἤρου με περὶ τοῦ προτέρου σώματος, εἰπέ μοι, τίνα θαυμασιώτερον ἡγῇ τῶν ἐπὶ Τροίαν τε καὶ ὑπὲρ Τροίας ἐλθόντων;” “ἐγὼ” ἔφη “Ἀχιλλέα τὸν Πηλέως τε καὶ Θέτιδος, οὗτος γὰρ δὴ κάλλιστός τε εἶναι τῷ Ὁμήρῳ ὕμνηται καὶ παρὰ πάντας τοὺς Ἀχαιοὺς μέγας ἔργα τε αὐτοῦ μεγάλα οἶδε. καὶ μεγάλων ἀξιοῖ τοὺς Αἴαντάς τε καὶ Νιρέας, οἳ μετ’ ἐκεῖνον καλοί τε αὐτῷ καὶ γενναῖοι ᾄδονται.” “πρὸς τοῦτον,” ἔφη “Ἀπολλώνιε, καὶ τὸν πρόγονον θεώρει τὸν ἐμόν, μᾶλλον δὲ τὸ πρόγονον σῶμα, τουτὶ γὰρ καὶ Πυθαγόρας Εὔφορβον ἡγεῖτο.”
2012 I anno
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Traduzione:
Dopo aver atteso alla maggioranza delle cerimonie sacre si riposavano sugli scranni; Iarchas disse invece al ragazzo: « Porta al saggio Apollonio il trono di Phraotes, affinché, sedendo su quello, conversi con noi. ». Non appena Apollonio si fu seduto, Iarchas disse: « Chiedi ciò che vuoi, infatti tu giungi fra uomini che conoscono ogni cosa. ». Apollonio chiese dunque se conoscessero anche se stessi, ritenendo che egli – come i Greci – considerasse difficile conoscere se stessi. Quello però, allontanandosi dall’opinione di Apollonio, disse: « Noi conosciamo ogni cosa proprio poiché per prima cosa conosciamo noi stessi, né qualcuno di noi infatti potrebbe accostarsi a questo genere di sapienza se prima non conoscesse se stesso. ». Apollonio allora, ricordandosi le parole di Phraotes che aveva udito e in che modo colui che abbia intenzione di diventare saggio intraprenda questo percorso mettendo alla prova se stesso, si trovò d’accordo con questo discorso; infatti proprio di questo si era persuaso anche riguardo se stesso. Di nuovo dunque chiese chi credessero di essere e quello rispose: « Dei. ». Poiché Apollonio chiedeva ancora per quale ragione (lo credessero), disse: « Poiché siamo uomini buoni. ». Ad Apollonio sembrò che questo concetto fosse pieno di tanta perfetta sapienza da ripeterlo in seguito di fronte a Domiziano nei discorsi in difesa di se stesso.
Riprendendo dunque le domande, disse: « Riguardo l’anima, come la pensate? ». Egli rispose: « Così come Pitagora a voi e noi agli Egizi abbiamo tramandato. ». « Vorresti dunque dire, » disse (Apollonio) « nello stesso modo in cui Pitagora dichiarò di essere stato Euforbo, che anche tu, prima di giungere in questo corpo, fosti uno dei Troiani, degli Achei o un uomo qualsiasi? ». L’indiano rispose: «Troia fu distrutta un tempo dagli Achei che giunsero via mare, i discorsi su di essa però sono per voi continua causa di rovina. Infatti, poiché ritenete veri uomini solo quelli che fecero la spedizione contro Troia, non vi curate degli uomini più numerosi e più vicini al divino che la vostra terra, che hanno generato la terra degli Egizi e degli Indi. Poiché or ora mi hai posto una domanda riguardo il corpo precedente, dimmi: chi di quanti giunsero a Troia, contro la città o in sua difesa, riterresti più degno di ammirazione? » Rispose: « Io ritengo Achille, il figlio di Peleo e di Teti. Omero infatti lo ha celebrato cantando che era davvero il più bello, grande più di tutti gli Achei, e narra sue grandi imprese. Egli inoltre stima grandemente gli uomini come Aiace e Nireo, che, dopo quello, sono celebrati da lui come belli e nobili. ». « Confronta con costui, o Apollonio, » disse: « anche il mio antenato, o piuttosto il mio corpo ancestrale; così infatti anche Pitagora considerava Euforbo. ».
(Flavio Filostrato, Vita di Apollonio di Tyana, III 17-19)
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1. Domanda
Flavio Filostrato è il nome di almeno tre (per alcuni quattro) sofisti di età imperiale. Al principale di questi – il secondo – è attribuita la Vita di Apollonio di Tyana, da cui è tratta questa versione. Quale fra le seguenti opere invece NON è attribuibile allo stesso autore?
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2. Domanda
La Vita di Apollonio di Tyana di Flavio Filostrato fu composta all’inizio del III sec. d.C. per volere di un’imperatrice romana della dinastia dei Severi ed a lei è dedicata. Di chi stiamo parlando?
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Domanda 3 of 13
3. Domanda
Nella sua ricostruzione della figura di Apollonio di Tyana Filostrato spesso ne accentua i tratti neopitagorici. Quale autore, di poco più tardo rispetto a Filostrato, scrisse una Vita di Pitagora basandosi in gran parte sull’opera omonima di Apollonio di Tyana?
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Domanda 4 of 13
4. Domanda
Nella versione compare più volte un riferimento al celebre γνῶθι σεαυτὸν, cioè “conosci te stesso”. Fatta propria da Socrate, secondo la tradizione questa frase gnomica si trovava incisa nel pronao di un santuario. Quale?
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5. Domanda
Nel testo compare l’aoristo ξυνεχώρησε, che corrisponde a συνεχώρησε della koinè; ξυνεχώρησε infatti è una forma appartenente a quale dialetto?
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Domanda 6 of 13
6. Domanda
Nel testo compare βασανίσας, participio aoristo attivo da βασανίζω. Considerando che il temine deriva dal sostantivo βάσανος, il verbo letteralmente farebbe riferimento all’esame:
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7. Domanda
Nel testo compare la forma verbale ἤρου. Di cosa si tratta?
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8. Domanda
Nella frase ἀναμνησθεὶς ὧν τοῦ Φραώτου ἤκουσε, il pronome relativo assorbe il proprio antecedente. Volendo sciogliere l’espressione, al posto di ὧν dovremmo scrivere:
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9. Domanda
Nel testo compare la forma δεῖνα. Quale sarebbe il suo dativo singolare?
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10. Domanda
Nel testo compare la forma verbale ὕμνηται. Di cosa si tratta esattamente:
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11. Domanda
Nell’espressione ἐν τοῖς ὑπὲρ ἑαυτοῦ λόγοις, come tradurreste ὑπὲρ ἑαυτοῦ?
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Domanda 12 of 13
12. Domanda
Nella frase οὗτος γὰρ δὴ κάλλιστός τε εἶναι τῷ Ὁμήρῳ ὕμνηται, che valore ha il dativo τῷ Ὁμήρῳ?
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13. Domanda
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μόνους γὰρ ἄνδρας ἡγούμενοι τοὺς ἐς Τροίαν στρατεύσαντας ἀμελεῖτε πλειόνων τε καὶ θειοτέρων ἀνδρῶν, οὓς ἥ τε ὑμετέρα γῆ καὶ ἡ Αἰγυπτίων καὶ ἡ Ἰνδῶν ἤνεγκεν.CorrettoNon corretto