Segesta – Scavi 2024

A Segesta nuove scoperte archeologiche del SAET nell’area dell’agorà e del ginnasio.

Segesta – Scavi 2024

Si è da poco conclusa la campagna di ricerca archeologica a Segesta del Laboratorio di Storia Archeologia Epigrafia e Tradizione dell’Antico diretto da Anna Magnetto. Luigi Biondo, Direttore del Parco Archeologico di Segesta e tutto il personale del Parco hanno sostenuto le indagini con la consueta e affettuosa disponibilità.

Maria Cecilia Parra (UniPi e SNS) ha diretto le ricerche, in continuo contatto con Anna Magnetto. Sul campo, le giovani studentesse Alice Bocci, Anna Giulia Obinu, Eva Simoni (UniRoma3, UniCA, UniPI), Leon Battista Borsano (già studente e perfezionando SNS, ora assegnista SNS), sono stati coordinati da Chiara Michelini e Cesare Cassanelli (SNS), che hanno svolto anche attività tutoriale per una corretta gestione della documentazione, dell’utilizzo della strumentazione tradizionale e digitale, del rilievo grafico e fotografico con elaborazione digitale, della classificazione/inventariazione dei materiali architettonici e ceramici, e finanche per l’utilizzo ‘in notturna’ di avanzati strumenti di rilievo fotografico (RTI) per agevolare la lettura in campo epigrafico.

Anche quest’anno il lavoro ha interessato il lato meridionale dell’agorà e, in particolare, il settore in cui è stato riportato alla luce l’edificio di cui conosciamo il nome – ephebikon – grazie a un’importante testimonianza epigrafica. È questo il termine usato in un’iscrizione incisa su una base di statua, rinvenuta nella sua posizione originaria: il testo rende noto che il monumento fu fatto erigere in quell’ambiente da Diodoros in onore del padre Tittelos, che aveva ricoperto la carica di ginnasiarca a Segesta.

L’edificio faceva corpo con un portico soprastante (stoa), che chiudeva a Sud la grande piazza lastricata ubicata al centro dello spazio agoraico, disponendosi lungo il versante meridionale con una quota pavimentale inferiore di circa 6,65 metri. Un vero e proprio ‘sistema’ di irreggimentazione delle acque, messo in luce alle spalle dell’ephebikon, costituisce una delle scoperte di maggiore interesse della campagna di scavi 2024: una grande e complessa opera di ingegneria idraulica, perfettamente coerente con il progetto di monumentalizzazione dell’agorà tardoellenistica, che assicurava il deflusso e la raccolta delle acque meteoriche dal complesso monumentale superiore dell’agorà in uno o più punti di conserva, che le indagini future permetteranno di conoscere.

Di interesse non minore è stata la scoperta, in un’area verisimilmente aperta ad Est all’ephebikon, di un imponente crollo di un alzato monumentale, che ha imposto grande impegno non solo per lo scavo e la rimozione dei possenti elementi architettonici, ma anche per la corretta e progressiva documentazione, mediante fotogrammetria con uso di drone e successiva modellazione, di un’altra porzione degli edifici che chiudevano a Sud l’agorà tardoellenistica di Segesta.

L’ephebikon, con il suo nome eloquente carico di riferimenti alle attività ginnasiali di efebi segestani, si inserisce ormai a pieno titolo nel contesto di ricerca relativo al ginnasio greco, che sarà oggetto di un incontro di studio in corso di organizzazione presso la Scuola Normale.

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