Imperialismo romano. Disboscamenti e altri disastri in montagna.

Silvia Giorcelli (Università di Torino) per gli Incontri 2020 organizzati online dal SAET e da #LaNormaleDaTe

Pubblicato il: 8 ottobre 2020

 

Giovedì 8 ottobre alle ore 12:00 #QuindiciMinutiCon … Silvia Giorcelli (Università di Torino) che parlerà di Imperialismo romano. Disboscamenti e altri disastri in montagna.

L’evento online, organizzato dal Laboratorio nell’ambito delle iniziative Outreach promosse dalla Normale, potrà essere seguito sui canali social e sul canale YouTube della SNS e rimarrà disponibile nella playlist del SAET.

 

Abstract La montagna, luogo marginale per eccellenza nell’immaginario geografico romano, era sfruttata per le numerose risorse che offriva, soprattutto il legname e i minerali. I disboscamenti massicci e le estrazioni di pietre, di marmi e di metalli compromisero certamente alcuni ecosistemi e provocarono danni ambientali, qua e là registrati dalle fonti. I Romani avevano una scarsa consapevolezza delle relazioni tra intervento umano e disastri ambientali: la natura era vista come una fonte inesauribile di risorse da sfruttare all’interno di una visione fortemente antropocentrica e mancava, nella riflessione filosofica e naturalistica, un concetto di ecosistema, cioè una visione interconnessa tra elementi geografici, climatici, antropici e socioeconomici. E tuttavia, lo scarso rispetto nei confronti delle risorse naturali e l’inclinazione allo sfruttamento indiscriminato della natura, talora in un quadro di decadenza morale, erano percepiti dalle persone più sensibili, tra le quali Plinio il Vecchio che scriveva: «Tutti gli oggetti di cui abbiamo trattato fino a questo libro può sembrare che siano stati prodotti per l’utilità degli uomini: ma le montagne la Natura le aveva fatte per sé come una sorta di scheletro che doveva consolidare le viscere della terra e nel contempo frenare l’impeto dei fiumi e frangere i flutti marini». È un passo nel quale sembra difficile negare punti di contatto con il moderno pensiero ecologista: in che misura tale percezione possa essere intesa come autentica preoccupazione per l’ambiente è però ancora da chiarire.

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