Gettone vetro E 4376

Classe: Monete Forma/Tipo: Gettone in vetro Materiale: Pasta vitrea verde, traslucida Dimensioni: diam. mm 30 max.; peso g 3,85 Stato...

Classe: Monete
Forma/Tipo: Gettone in vetro
Materiale: Pasta vitrea verde, traslucida
Dimensioni: diam. mm 30 max.; peso g 3,85
Stato di conservazione / restauri: Conservato per metà ca.
N. Inventario: E 4376
Collocazione: Settore O
Provenienza: Entella, Area edifici pubblici nel pianoro sommitale meridionale – Resti di strutture da età ellenistica a prima età imperiale (SAS 16) – Rinvenimento 1992
Contesto di provenienza: Strato superficiale (US 16000)

Descrizione: Forma circolare. Bordo molto rigonfio e arrotondato sul dritto, quasi piatto sull’altra faccia. D/aquila ad ali aperte; R/grezzo.

Produzione: Non determinata
Cronologia: Età sveva
Bibliografia: Inedito (identificazione e traduzione a cura di S. Frey-Kupper e M.A. De Luca, 2004)

 

Dagli oggetti alla storia: Tra i reperti di vario genere che ci parlano di Entella nel Medioevo, compaiono anche gettoni di pasta vitrea colorata, recanti scritte in arabo o simboli. Tra i più recenti, figura questo esemplare con l’immagine dell’aquila ad ali aperte, simbolo tipico del potere imperiale e della monetazione di Federico II. 
Realizzati con punzonatura a caldo poco prima del raffreddamento del vetro (da qui il caratteristico rigonfiamento del bordo), questi oggetti venivano prodotti in tutto il mondo arabo.
Gli Arabi usavano gettoni di vetro
(sanagat) come campioni ponderali (exagia) per le monete d’oro e d’argento, seguendo un uso che ha le sue origini in una legge varata da Costantino I e riveduta da Giustiniano I per porre fine agli abusi nella pesatura delle monete in metallo prezioso. Vari elementi inducono a ritenere che da questa originaria funzione i gettoni abbiano assunto il valore di vere e proprie monete circolanti, di basso valore, per il commercio minuto.
Durante la dominazione musulmana, anche in Sicilia, come nel resto del mondo arabo dell’epoca, venne adottato l’uso di questo tipo di moneta, che fu poi mantenuto anche in seguito, durante le dominazioni normanna e sveva, fino al regno di Federico II.

© SNS – Archivio fotografico SAET.

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