Punte di freccia o di balestra E 615, E 620, E 2447

Classe: Armi Forma/Tipo: Punte di freccia o di balestra Materiale: Ferro Dimensioni: E 615, lungh. 8,2, diam cannone 1,2 -...

Classe: Armi
Forma/Tipo: Punte di freccia o di balestra
Materiale: Ferro
Dimensioni: E 615, lungh. 8,2, diam cannone 1,2 – E 620, lungh. 9, diam. cannone 1,1 – E 2447, lungh. 10, diam. cannone 1,35.
Stato di conservazione/restauri: Molto ossidate. E 2447 ricomposta da due frammenti
N. Inventario: E 615, E 620, E 2447
Collocazione: Settore H – Vetrina H4
Provenienza: Entella, Palazzo fortificato – Edificio Superiore (SAS 2) – Rinvenimenti 1989 e 1991
Contesto di provenienza: E 615, terreno superficiale (US 1201); E 620, livello pavimentale dell’amb. A (US 1267); E 2447, strato di crollo in amb. S (cortile) (US 1214)
Descrizione: Punta a cuspide oblunga e sezione quadrangolare; cannone cavo, a sezione circolare. Nell’immagine, E 2447 in alto, E 620 al centro, E 615 in basso
Produzione: Locale?
Cronologia: XIII sec.
Bibliografia: Per E 615 ed E 620 vd. A. Corretti, Entella, in Federico e la Sicilia. Dalla terra alla corona, Palermo 1995, 93-110; 105-106, schede [A48a-A48b]. E 2447, inedita.

 

Dagli oggetti alla storia: Si tratta di punte che non trovano immediati confronti negli esemplari siciliani coevi, non essendo simili né ai tipi a lama appiattita, profilo oblungo e codolo pieno (frecce), né a quelli a sezione quadrata, profilo più rettilineo e piccola cuspide terminale (dardi da balestra). Difficile pensare, per le dimensioni, che si trattasse di giavellotti. La forma della punta – atta a sfondare lamine metalliche – e il codolo a cannone spingono a ritenerle piuttosto pertinenti a dardi di balestra.
Al di là dei problemi di identificazione, queste punte ci rammentano le tragiche circostanze in cui si concluse il plurimillenario insediamento sulla Rocca d’Entella, nell’estate del 1246, con la definitiva sottomissione dei Musulmani di Entella da parte di Federico II. Rarissime sono le armi dai livelli medievali (un’elsa di spada e un fodero di pugnale in bronzo) e non si può escludere che, dopo la sottomissione e durante la deportazione, gli ultimi abitanti siano stati disarmati e che abbiano portato con sé, in Puglia, il poco che era loro concesso.
Nella città ormai abbandonata (forse custodita da una piccola guarnigione?), tutto ciò che poteva ancora essere recuperato sarà stato portato via nel tempo, come accade ancora oggi con le strutture lasciate a sé stesse.
Non sappiamo allora se questi dardi furono effettivamente usati contro gli occupanti (cosa non probabile, dati i contesti di rinvenimento) o se si tratta piuttosto di materiale residuo, rimasto lì dopo l’abbandono del palazzo.

© SNS – Archivio fotografico SAET.

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