Alabastra E 114, E 116, E 120, E 121, E 122, E 123

Classe: Alabastra Forma/Tipo: Alabastra (unguentari) Materiale: Alabastro calcareo e gessoso (gesso alabastrino) Dimensioni: alt. 32 max. - 14,8 min. cons.;...

Classe: Alabastra
Forma/Tipo: Alabastra (unguentari)
Materiale: Alabastro calcareo e gessoso (gesso alabastrino)
Dimensioni: alt. 32 max. – 14,8 min. cons.; diam. bocchello 10,4 max. – 6 min.; diam. 8,9 max. – 3,5 min.
Stato di conservazione/restauri: Ricostruiti da frammenti o integri con piccole lacune.
N. Inventario: E 114, E 116, E 120, E 121, E 122, E 123
Collocazione: Settore G – Vetrina G1
Provenienza: Entella, Necropoli A – Fase ellenistica – Rinvenimento 1989
Contesto di provenienza: Tomba 79

Descrizione: Ampio bocchello discoidale, collo cilindrico o con pareti leggermente svasate verso l’alto, corpo elissoidale allungato, fondo generalmente arrotondato, piatto in E 121; poco sotto la spalla, due piccole prese a sezione ellittica o rettangolare.

Nella foto, E 120 (a sin.), E 121 (al centro), E 114 (a ds.), esemplificativi del tipo.

Produzione: Probabile produzione locale; E 120, E 121 di importazione
Cronologia: Fine IV sec. a.C.
Bibliografia: R. Guglielmino, Necropoli A, «ASNP», s. III, XX, 2-3, 1990, 514-539; 524-525 e 537-538, tavv. CXXIX, 4-5, CXXX, 1.

 

Dagli oggetti alla storia: Questo tipo di vaso, che dal punto di vista formale e funzionale altro non è che un unguentario per contenere olii profumati, prende il nome di alabastron dal materiale (l’alabastro, roccia di origine calcarea o gessosa) originariamente utilizzato (assieme al vetro) nell’antico Oriente e in Egitto, prima che la forma venisse recepita dal mondo greco e realizzata soprat- tutto in ceramica dalle officine corinzie e attiche.

La sua conformazione era adatta ad esigenze particolari: il bocchello piatto poteva favorire l’applicazione degli oli sulla pelle, la base arrotondata presupponeva una struttura di appoggio, ma forellini praticati nelle due piccole anse potevano permettere anche la sospensione del vaso mediante cordicelle.
La presenza ad Entella di numerosi alabastra nelle sepolture dei decenni finali del IV sec. a.C. è interessante sotto vari aspetti. Diffusi anche in altre necropoli di Sicilia e Magna Grecia, gli alabastra di alabastro sono particolarmente attestati in area geloo-agrigentina, il cui ruolo nel processo di ellenizzazione di Entella è indiziato anche da altri dati. La presenza di affioramenti di gesso alabastrino in corrispondenza di grotte, sulla Rocca d’Entella (e nelle vicinanze), induce ad ipotizzare l’esistenza di antiche cave (una ricordata ancora da Fazello, X,3) e di una produzione locale di questi vasi. Tra le varie sepolture che hanno restituito alabastra, spicca la Tomba 79, con ben sei esemplari, due dei quali (E 120, E 121) di ragguardevoli dimensioni, di alabastro calcareo, e certamente importati. Assieme agli altri oggetti del corredo esprimono un orizzonte di elevato stato sociale ed economico di quella defunta di cui conosciamo anche il nome, Takima, grazie ad un’iscrizione invocatoria.

© SNS – Archivio fotografico SAET.

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