Macina E 3633

Classe: Macine Forma/Tipo: Meta di macina rotativa, conica Materiale: Pietra vulcanica dalla Sardegna (ignimbrite di Mulargia) Dimensioni: diam. base 44,7;...

Classe: Macine
Forma/Tipo: Meta di macina rotativa, conica
Materiale: Pietra vulcanica dalla Sardegna (ignimbrite di Mulargia)
Dimensioni: diam. base 44,7; alt. 31,2
Stato di conservazione / restauri: Lacunosa per ca. 1/4
N. Inventario: E 3633
Collocazione: Settore I
Provenienza: Entella – Rinvenimento sporadico 1989
Contesto di provenienza: Non determinabile

Descrizione: Meta a corpo troncoconico con piano di posa leggermente convesso e base a profilo convesso. La parte troncoconica e la base sono percorse da tre solchi longitudinali. Sul piano di posa, incavo quadrangolare quasi centrato, al cui interno sono presenti frammenti di laterizio legati con malta, per permettere il fissaggio a terra. Sulla sommità non si conservano tracce di alloggi per dispositivi di centratura del catillus.

Produzione: Sardegna
Cronologia: Tipo diffuso dal IV-III al VI d.C. A Entella non oltre il I sec. d.C.
Bibliografia: M.G. Canzanella, Per uno studio della cultura materiale: le macine da Entella, in Seconde Giornate Internazionali di Studi sull’area elima. Atti del Convegno (Gibellina, 22-26 ottobre 1994), Pisa 1997, 251- 290; 272-273, tav. XLIII, 2; D. Daniele, Studio chimico-petrografico e individuazione delle aree di provenienza del materiale lavico delle macine di Entella, ibid., 465-524; 472-475, 488-491.

 

Dagli oggetti alla storia: La meta è l’elemento conico costituente la parte inferiore della macina rotativa, che comprende un secondo elemento, il catillus, a forma di doppio cono cavo, in cui si versava il prodotto da macinare. Sovrapposto alla meta, il catillus viene ruotato mediante dispositivi lignei o metallici, provocando lo schiacciamento dei chicchi che scivolano tra il cono inferiore e la meta.
Rispetto ai tipi precedenti (le semplici pietre a superficie inclinata o piano-convessa usate in associazione a macinelli, o le tramogge), che si basavano su movimenti lineari (avanti-indietro), la macina rotativa ha il vantaggio di poter utilizzare anche la forza motrice animale: in genere l’asino (Catone, agric., 10,4; 11,4, la definisce
mola asinaria), ma a volte anche il bue.
Questo tipo, nato probabilmente in ambiente punico e poi perfezionato dai Romani, si diffonde dal IV-III sec. a.C. a tutta l’età imperiale soprattutto nel Mediterraneo occidentale e prevede anche una variante più piccola, di uso manuale, molto utilizzata tra le legioni e sulle navi come dotazione di bordo.

© SNS – Archivio fotografico SAET.

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