Descrizione: Corpo echinomorfo, con pareti più o meno convesse, spalla concava con margine interno rialzato, beccuccio rettangolare con apici stondati o a incudine, fondo piano o a disco.
Bibliografia: Per E 407-408, 410 e 497, vd. C.A. Di Noto, R. Guglielmino, Necropoli A. Analisi dei materiali di età ellenistica, «ASNP», s. III, XXII, 3, 1992, 719-746; 735-736, tavv. XLVI, 5-6 e XLVII, 2-3.
Per E 2298, 2301 e 2615, vd. C.A. Di Noto, R. Guglielmino, Necropoli A. Tombe e materiali di età ellenistica, «ASNP», s. III, XXIV, 1, 1994, 308-331; 323-324 e 329, tavv. LXXV, 1-2 e LXXVIII, 2.
E 2407 e 2413: inedite
Dagli oggetti alla storia:
L’indispensabile funzione di oggetti destinati all’illuminazione spiega l’ampia diffusione nel mondo antico delle lucerne, in tutti i contesti, pubblici e privati, ma anche la loro presenza nelle cerimonie funebri o come elementi costanti nelle pratiche rituali – e, quindi, nei depositi votivi –, dove venivano utilizzate preferibilimente nella versione acroma, probabilmente meno costosa.
Le modalità di giacitura di questi esemplari, rinvenuti assieme ad altri nell’area funeraria di Entella, e le tracce di esposizione al fuoco rivelano che facevano parte di offerte per i defunti ritualmente bruciate su un basamento in pietra (trapeza), che connota un’area di culto interna alla ‘Necropoli A’ in età tardoellenistica (o repubblicana). I resti di questi sacrifici – ceramiche (soprattutto unguentari e lucerne) miste a carboni e ossi animali combusti – venivano poi accantonati in deposizioni votive (thysiai) sul piano di calpestio o in piccole fosse circostanti la trapeza.