Piatto smaltato E 1495

Classe: Ceramica smaltata Forma/Tipo: Piatto Materiale: Ceramica con rivestimento stannifero Dimensioni: diam. orlo 29; alt. 7,5 Stato di conservazione /...

Classe: Ceramica smaltata
Forma/Tipo: Piatto
Materiale: Ceramica con rivestimento stannifero
Dimensioni: diam. orlo 29; alt. 7,5
Stato di conservazione / restauri: Ricomposto da frammenti e integrato con restauro; parte della decorazione è andata perduta. Riparato già in antico.
N. Inventario: E 1495
Collocazione: Settore H – Vetrina H3
Provenienza: Entella, Palazzo fortificato – Edificio Superiore (SAS 2), Ambiente B – Rinvenimento 1989
Contesto di provenienza: Livello di abbandono (US 1269/1300) in Ambiente B o Ḥammām: prima metà XIII sec.

Descrizione: Piatto con orlo lievemente espanso, parete quasi rettilinea e piede ad anello.
 Sull’orlo, ampia fascia in bruno manganese; all’interno della vasca, motivo in blu cobalto a tre ovali campiti a graticcio che separano tre zone riempite con motivi fitomorfi (a forma di tralci), delimitato da una linea sempre in blu cobalto.

Produzione: Tunisia
Cronologia: Fine XII-prima metà XIII sec.
Bibliografia: A. Corretti, M. Gargini, Edificio medievale (SAS 1-2), «ASNP», s. III, XXII, 3, 1992, 627-648; 638, tavv. VII, 1, VIII, 3; A. Corretti, Entella, in Federico e la Sicilia. Dalla terra alla corona, Palermo 1995, 93-110; 98-99, scheda [A31].

 

Dagli oggetti alla storia: Il piatto fu ritrovato insieme ad altri contenitori ceramici, frantumati ma ricomponibili, all’interno dell’ambiente B del palazzo: l’ḥammām o bagno a vapore. Può darsi che nelle fasi finali di vita del palazzo, nella città assediata, anche questo ambiente avesse perduto la propria funzione ‘di lusso’ e servisse di supporto ad alloggi di emergenza.
 Le ceramiche decorate a cobalto e manganese, rarissime a Entella e nel territorio, erano materiali di importazione, di un certo pregio. Lo dimostra anche il fatto che il piatto fu riparato già in antico (si vedono ancora i fori praticati, a due a due, ai lati opposti della frattura, e poi legati con filo metallico o grappe in piombo).
L’utilizzo degli ossidi di cobalto consentiva di ottenere una colorazione azzurra: una novità che ampliava la ‘tavolozza’ delle ceramiche policrome prodotte in Sicilia e in NordAfrica, fino ad allora limitata sostanzialmente al giallo, al verde, al bruno. Così, nei primi decenni del XIII secolo, le ceramiche col nuovo colore finirono anch’esse a decorare gli esterni delle chiese a Pisa e in altre località della Toscana. Tra cui S. Maria a San Miniato, piazzaforte in Toscana di quell’imperatore Federico II che di lì a poco avrebbe posto fine a Entella.

© SNS – Archivio fotografico SAET.

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